È un esame di screening prenatale utile a valutare il rischio che il feto sia affetto da alcune patologie cromosomiche, in particolare la sindrome di Down. Ecco quando e perché farlo.
Cosa è il Test del DNA fetale
È un test eseguito a partire da un semplice prelievo di sangue della mamma in attesa e valuta il rischio che il feto sia affetto da alcune malattie, in particolare anomalie cromosomiche come la sindrome di Down. Non è un esame invasivo e può essere effettuato a partire dalle 10 settimane di gravidanza non comportando pericoli sia per la mamma che per il bambino.
Il test non è rimborsabile dal parte del Servizio sanitario nazionale e può essere eseguito privatamente o in centri pubblici che offrono il servizio, con un costo in genere compreso tra 600-700 e 1.000 euro.
Come funziona e a cosa serve
Il test del DNA fetale analizza il DNA del feto presente nel sangue della mamma e negli ultimi anni si è diffuso sempre più come esame di screening per le anomalie cromosomiche, in particolare la trisomia 21 (responsabile della sindrome di Down) e le trisomie 13 (sindrome di Patau) e 18 (sindrome di Edwards).
L’esecuzione del test non certifica la presenza o l’assenza della malattia, ma valuta il rischio che il feto ne sia affetto. Se il test fornisce un risultato positivo, le società scientifiche raccomandano di confermarlo con un esame tradizionale come amniocentesi o villocentesi.
Rispetto ad altre anomalie cromosomiche, come le trisomie 13 o 18, invece, l’attendibilità non è ancora ai livelli raggiunti per la trisomia 21.
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